Tito Ettore
L’Accademia delle Belle Arti accetta la sua domanda di ammissione quando ha solo 12 anni, grazie alle sue abilità nel disegnare e lui termina la scuola con un premio della classe di “Pittura di Storia”.
Una decina di anni più tardi nel 1887 vince il premio all’Esposizione Nazionale di Venezia con un dipinto chiamato “Pescheria vecchia” oggi disperso, ma che possiamo ammirare attraverso riproduzioni fotografiche.
I soggetti che lo interessano sono scene della vita quotidiana, sulla scia di Giacomo Favretto, la cosiddetta pittura “verista”.
Poi diventa insegnante di figura all’Accademia di Belle Arti e durante la prima Biennale a Venezia presenta due opere e si mette in contatto con i più importanti artisti europei come Sargent, Sorolla, von Stuk, Sartorio e Boldini.
Vince altri premi e la sua pittura giunge a maturazione con le sue pennellate più libere, sullo stile degli impressionisti francesi. Si dedica anche al ritratto, con tratti eleganti che lo avvicinano al suo amico Boldini.
Viene nominato “Accademico d’Italia” e si dedica alla decorazione del soffitto della Chiesa degli Scalzi a Venezia, sostituendo il soffitto del Tiepolo, distrutto da una bomba durante la prima guerra mondiale.
Nel 1936, alla XX Biennale, gli viene dedicata l’ultima mostra e cui partecipa con un quadro simbolico per la sua carriera:
” I maestri veneziani”.
Tutte le immagini sono a scopo illustrativo