Sartorio Giulio Aristide
Giulio Aristide Sartorio nacque a Roma l’11 febbraio 1860 da una famiglia originaria di Novara. Avviato dal padre, il pittore Raffaele, alla pittura, ottenne fin da subito numerosi consensi: già nel 1879 fu in grado di mantenersi uno studio in via Borgognona. All’età di 20 anni, grazie all’amico A. Sommaruga, fece la conoscenza di d’Annunzio, Carducci e Scarfoglio. Iniziò a collaborare alla “Cronaca bizantina”, rivista quindicinale a carattere letterario-sociale-artistico. Dopo aver viaggiato in tutta Europa alla fine degli anni ’80 si recò in America Latina, nel Medio e Estremo Oriente. Il soggiorno a Parigi, condiviso con Francesco Paolo Michetti, durante il quale ebbe modo di studiare da vicino l’opera dei paesaggisti francesi, favorì il sorgere di un interesse per la pittura naturalistica e per la raffigurazione degli animali. Negli anni ’90 la pittura preraffaellita lo entusiasmò al punto da scrivere due saggi: uno su Edward Burne-Jones e l’altro su Dante Gabriel Rossetti. Nel 1896, di ritorno da Weimar dove era stato ospite dal Granduca Carlo Alessandro, fondò il gruppo “I Venticinque della Campagna Romana” con Enrico Coleman, Onorato Carlandi e A.Reggio. Nel 1915 partì per la guerra ma ferito a Lucinico, fu fatto prigioniero per due anni a Mauthausen. Liberato per intervento di Benedetto XV tornò al fronte ma solo per dipingere la vita dei soldati. Dopo il conflitto si recò nuovamente in Egitto, Siria e Palestina realizzando numerosi paesaggi. Nel 1930 partecipò per l’ultima volta alla Biennale di Venezia. Morì a Roma nel 1932.
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