Cremona Tranquillo
Nato in una famiglia di origini ebraiche Tranquillo Cremona, fratello del matematico Luigi, compie gli studi superiori al liceo classico Ugo Foscolo di Pavia e in seguito si forma insieme al Faruffini alla Civica scuola di pittura di Pavia, dove fu allievo di Giacomo Trecourt. Come nota lo Springer nel suo Manuale di storia dell’arte (Bergamo, 1926) il Cremona «dal Farullìni trae molti insegnamenti, ma il vero antecessore nello studio dell’aria ambiente, nel concentrare la luce su pochi punti, e soprattutto nel sopprimere i contorni per sfumare con tocchi sapienti e delicati il passaggio dalle figure allo sfondo, fu il Carnevali detto Piccio, che egli ebbe occasione di studiare nelle mostre se non di conoscere personalmente.» Cremona fu l’iniziatore della scapigliatura in pittura, pur partendo da modi alla Hayez, ma con maggior gusto cromatico di ascendenza veneta (a Venezia il giovane pittore soggiornò tra il 1852 ed il 1859, frequentandovi l’accademia). Successivamente il linguaggio dell’artista si rivolse alla ricerca di effetti vaporosi e morbidi, ottenuti con il prevalere dello sfumato sul contorno, in obbedienza alla teoria dell’indefinita suggestione musicale a cui tendono tutte le arti, di cui Giuseppe Rovani si era fatto sostenitore nel libro ‘Le tre arti’ (1874). A tali risultati Cremona pervenne a partire dal 1870, quando presentò ‘I cugini’, frutto delle ricerche e degli studi del periodo precedente (temi forse ispirati a esperienze biografiche dell’amico Carlo Dossi). Si tratta di opere che non potevano non sorprendere e non scandalizzare nell’ambiente milanese, dominato dal compassato verismo di Giuseppe Bertini di cui fu anche allievo. È significativa la recensione, nella ‘Strenna ricordo dell’Esposizione Nazionale di Milano’ del 1872, di Yorick (pseudonimo di Pietro Ferrigni) il quale accostò per primo Cremona al contemporaneo Daniele Ranzoni. In realtà, Cremona dimostrava la sua insofferenza per il clima dominante proprio attraverso la ricerca del simbolismo. Quanto alla natura sfatta delle sue immagini, la cui riconoscibilità non è sempre certa, essa dipende dallo sforzo di fondere le figure con l’ambiente, su una linea che sarà ripresa da Medardo Rosso e che sfocerà nelle proposte, altrimenti impostate, di Umberto Boccioni. Nel 1873 Cremona riscosse grande successo all’Esposizione universale di Vienna e nel 1874 fu eletto socio d’onore dell’Accademia di Brera. Tranquillo Cremona morì la mattina del 10 giugno 1878 a Milano, a soli 41 anni. La causa della morte fu avvelenamento da contatto con coloranti tossici a base di piombo (saturnismo): per comodità di confronto egli si sporcava le mani di colore ma il piombo delle biacche, infiltrandosi nel sangue, finì per causargli la paralisi degli intestini. Aveva da poco finito di dipingere la sua opera più famosa, L’edera. Roberto Sacchetti in suo onore scrisse il necrologio “In morte del Tranquillo Cremona”. Riposa nel Cimitero Monumentale di Milano, alla lapide 22 del Promeo del Famedio
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