Agenore Fabbri
La cifra stilistica di Agenore Fabbri mostra evidenti figurazioni espressioniste, con un deciso influsso della plastica popolare tipica della Toscana . Nel secondo dopoguerra la sua opera si incanala verso una esasperata drammaticità espressiva, dove spacchi nei materiali (soprattutto legni, cartoni, stracci) e giochi policromi rendono ancora più appariscente tale caratteristica fino a configurare una chiara e decisa impronta informale. Il senso del tragico non è limitato solo agli esseri umani, ma dilaga anche nel mondo animale rappresentato in combattimenti e risse con effetti che vanno aldilà della seppur esplicita tematica della violenza. Alla fine della sua vita, Fabbri cambia decisamente direzione e propone una nuova narrativa che parla di “luce” e di gioia come strumenti in grado di superare e infine abbandonare le sabbie mobili della sofferenza e del dolore. Una parte consistente della sua produzione è legata alla scuola di ceramica di Albisola, di fama mondiale per aver ospitato un grande numero di artisti, nazionali e internazionali, che si cimentarono in loco in questa tecnica.