Plattner Karl
Plattner Karl. Malles (Bolzano), 1919 – Milano, 1986. Pittore, grafico, incisore. Dopo l’apprendistato come frescante presso Anton Sebastian Fasal e – successivamente – l’esperienza bellica, frequenta liberamente l’Accademia di Firenze e poi l’Accademia di Brera a Milano. Dal 1949 si trasferisce a Parigi, frequentando l’Accademia Libera de La Grande Chaumiere e la scuola privata di Andrè Lhote. Particolare rilievo nella sua opera acquisisce nei primi anni la tecnica dell’affresco. I suoi esordi sono infatti legati alla decorazione, negli anni 1947-1948, delle chiese altoatesine di Montechiaro e Prato allo Stelvio. Sempre nel 1948 si tiene la sua prima personale, a Bolzano, seguita tre anni dopo da una seconda alla Galleria Corso di Merano. Inizia così una rilevante carriera espositiva, che lo porterà a esporre in tutto il mondo. Negli anni Sessanta partecipa inoltre ai più importanti premi nazionali. Fra le numerose mostre, personali e collettive, particolarmente significativa è l’antologica di Bolzano del 1977. Il Mart di Trento e Rovereto gli dedica una retrospettiva nel 1997. L’artista, sempre spinto da vasti interessi culturali, conduce una vita itinerante, salvo poi sempre rientrare nella natia Val Venosta. Del 1952 è il suo primo trasferimento in Brasile, dove espone a Sao Paulo. Questo soggiorno è importantissimo, perché gli consente di tagliare con il passato della guerra, che l’aveva a lungo ossessionato, e di evolvere, dal punto di vista pittorico, verso un’espressione libera e completa. Nel 1954 torna in Europa; nel 1955 affresca la parete principale della Sala delle Sedute del Palazzo Consiliare della Giunta Provinciale di Bolzano. Nel 1956 ritorna in Brasile, dove riceve vari incarichi; rientrerà definitivamente in Europa nel 1958. Nel 1959 inizia il rapporto professionale e la lunga amicizia con Clemens Holzmeister. Esegue opere in Val Venosta, ma l’esigenza di conoscere altre realtà lo porta a Tourettes sur Loup, nel Sud della Francia e poi, dal 1963, a Milano. In questa città, ove si sta diffondendo il gusto per l’arte astratta, la sua pittura, sempre fedele al figurativo, inizialmente non viene ben accolta. Dopo quindici anni a Milano, si sposta a Parigi e poi a Cipierès, in Costa Azzurra. Tema fondamentale del suo lavoro è la figura umana logorata e consunta rappresentata nel proprio ambiente di vita. Spesso le protagoniste sono figure femminili, indici di una società alienata, massificata, nei confronti della quale l’artista esprime un giudizio di rifiuto e di denuncia, utilizzando un segno grafico raffinato e personale. Molte le opere significative; tra 1963 e 1964 realizza quella più impegnativa: gli affreschi per la cappella del Ponte Europa, edificata per ricordare i caduti sul lavoro. In seguito, nel 1965 dipinge il trittico La giostra della vita.