Canonica Pietro
A soli dodici anni entrò all’Accademia Albertina di Torino, frequentando le lezioni di scultura di Odoardo Tabacchi, che tre anni dopo gli subappaltò dieci piccoli angeli per la tomba Sineo nel cimitero di Torino. Nel 1885 aprì un proprio studio, cominciando una proficua carriera, durata oltre sessant’anni. I primi successi a Torino arrivarono nel 1889 con il bronzo Ruth – esposto al Circolo degli artisti e acquistato da re Umberto I, per il quale posò Tina (Caterinuccia), modella all’Albertina e amante dell’artista – e nel 1893 con Dopo il voto, comprato dalla Galleria d’arte moderna, ed esposto, nella versione in marmo, al Salon di Parigi dello stesso anno, dove si aggiudicò la medaglia d’oro. In queste opere permane forte il legame con il verismo accademico del maestro Tabacchi e di Vincenzo Vela, ma si avverte una nuova concezione dei valori plastici, accompagnata da un’altissima perizia tecnica. Canonica partecipò a importanti esposizioni italiane (Torino 1882, Palermo 1891, Venezia 1895, 1897 e 1899), e ideò nel 1908 per il monumento a Vittorio Emanuele II un bozzetto, poi non presentato (Roma, Museo Pietro Canonica), e la grande figura del Tirreno ai piedi dello scalone, realizzata. Tali opere si affiancano ai suoi numerosi monumenti celebrativi (soprattutto ai caduti della Prima guerra) e funerari (trentacinque per il solo cimitero di Torino). Oltre a queste, di tono più retorico e accademico, Canonica creò alcune opere di gusto simbolista, come Veglia dell’anima del 1901 (in mostra una replica più tarda, Roma, Museo Pietro Canonica; cat. 208), nel quale i lunghi capelli sparsi della donna si fondono nella pietra e le mani traducono gestualmente il sentimento di abbandono (Canonica fu definito il “poeta delle mani”). Anche in Sogno di Primavera del 1898 (Trieste, Museo Revoltella) protagonista è la gestualità delle mani, con la sinistra che collega in un virtuosistico gioco di pieni e vuoti il cuore al viso, alludendo al verso tratto da La Nuit de Mai di Alfred de Musset inciso nel clipeo sul basamento: “La bouche garde le silence / Pour écouter parler le cœur”. La resa fisionomica, priva di idealizzazione, della protagonista rimanda ad altri ritratti di Canonica, eccellente nel genere al punto da ricevere incarichi da varie teste coronate: Alessandra ed Edoardo VII d’Inghilterra, lo zar Nicola di Russia e Vittorio Emanuele III. Precedente al Sogno di Primavera, e maggiormente legato alla tradizione accademica, è Pudore del 1893, in mostra in una versione successiva (1920-1930 circa, Roma, Museo Pietro Canonica, cat. 207). Qui la giovane figura femminile appare inerme nella più completa nudità, mentre si schermisce con le gambe incrociate e le ginocchia proiettate in avanti, il busto all’indietro e le braccia a coprire il volto, le mani impigliate nei fluenti capelli. Il decorativismo e il manierismo avvicinano l’opera a certi esiti bistolfiani.
Tutte le immagini sono a scopo illustrativo